Coltiviamo millecinquecento piante di ulivo, moraioli, leccini, frantoi, la maggior parte su terrazze sorrette da muretti a secco. La difficoltà delle lavorazioni è ripagata dalla bellezza del paesaggio e dalla silenziosa tranquillità, interrotta di tanto in tanto dal grido della poiana o dal rumore lontano di una motosega. E poi c’è la consapevolezza di contribuire alla salvaguardia di un territorio, quello del Pratomagno, a forte rischio di abbandono.
Potature rispettose, terreni inerbiti, concimazioni organiche, due o tre sfalci d’erba. E alla fine di ottobre, all’invaiatura, inizia la raccolta. E via, a guardare le previsioni del tempo.